Vi state domandando perché un’oleoteca organizza una degustazione di sake a Torino?
La risposta è semplice: la curiosità non mi manca e vorrei proporvi così tanti eventi che manca il tempo materiale per rendere tutto perfetto ed indimenticabile per i miei clienti.
Ma parliamo un po’ di questa serata in cui Mario Bevione, sommelier del sake, ci ha svelato tanti misteri su questa bevanda orientale.
Innanzitutto, il nome corretto è nihonshu che significa “alcol giapponese”, ma non ci sono dubbi sul fatto che sembra essere la bevanda nipponica più famosa al mondo.
Ma come si ottiene?
La risposta più semplice è: dalla fermentazione del riso.
Beh, non è sbagliato, ma sicuramente molto semplificato rispetto al lavoro che si cela dietro questo prodotto. Basti pensare che la fermentazione è a tre stadi, quindi ci sono tre momenti differenti in cui si aggiunge “qualcosa” per ottenere qualcos’altro che sarà la materia prima del passaggio successivo e così via.
Una volta trasformato il riso in glucosio, il lievito comincerà a produrre alcol e anidride carbonica.
Seguiranno la pastorizzazione, la diluizione l’imbottigliamento.
Ma come si beve? Caldo o freddo?
In entrambi i modi, ma dipende dal tipo di sake.
Ora che avete un’idea un po’ più precisa, spostiamoci sui clienti e sulle loro reazioni e sensazioni.
Quattro sakè presentati nella serata, quattro tipologie completamente diverse che hanno fatto esclamare dal classico: “me lo aspettavo più alcolico” (reminiscenza di qualche grappa cinese bevuta dopo cena) al “com’è salato questo!”, passando per lo stupore di chi non sa cosa aspettarsi, ma è rapito da questi racconti di Mario.
A fine serata, tra una domanda ed una risata, i tavoli si trasformano virtualmente in una tavolata unica in cui continuare a raccontarsi aneddoti sulla propria vita e ridere di qualche situazione buffa.
Concludo con un proverbio giapponese:
Il sorriso sulla bocca di una persona è come una lanterna sulla porta di una casa: indica che c’è un’anima dentro.
…e qui pare ce ne siano tante!
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