Barbaresco a tavola 2022

Dopo un periodo un po’ “particolare” dovuto alla pandemia, finalmente riesco a partecipare all’apertura della stagione del Barbaresco 2019.

La rassegna nasce già 28 anni fa con lo scopo di far degustare uno dei vini più nobili del nostro territorio.

L’apertura delle bottiglie dell’annata 2019 coincide con il trascorrere dei 26 mesi di affinamento.

Come da disciplinare del Barbaresco DOCG, almeno 9 mesi devono trascorrere in legno.

Ma cosa conosciamo di questo vino?

Innanzitutto, l’uva utilizzata è il nebbiolo, vitigno autoctono a bacca nera ideale per produrre vini da invecchiamento.

La storia del Barbaresco è piuttosto recente.

Sarà il generale Von Melas che nel 1799 ordinò al comune di Barbaresco di procurare del vino nebbiolo per festeggiare la vittoria dell’esercito austriaco su quello francese. Questa è la prima citazione scritta che faccia riferimento a Barbaresco ed ai suoi vini, anche se, per oltre un secolo, il nebbiolo verrà utilizzato per produrre Barolo o come semplice vino da tavola.

La storia moderna continua con Louis Oudart. Questo enologo e commerciante di vini francesi in Italia conosce il proprietario del castello di Neive, il Conte   Camillo Bongiovanni di Castelborgo.

Sarà proprio grazie alla vinificazione alla francese unita all’uva nebbiolo che lo stesso Oudart vinse due medaglie d’oro: la prima, in occasione dell’Esposizione Nazionale di Firenze nel 1861 con un “Nebiolo di Neive 1857”; la seconda in occasione dell’Esposizione Universale di Londra nel 1862 con “Pignolo di Neive 1857”.

Sarà di estrema importanza il contributo di Domizio Cavazza, un giovane agronomo modenese che venne nominato Primo Direttore della Scuola Enologica Reale di Alba. Si appassionò così tanto di quei terreni di Barbaresco che ne comprò una tenuta nel 1886 ed iniziò a coltivare nebbiolo.

Seguirà la fondazione della Cantina Sociale che coincide con l’anno di nascita del vino Barbaresco.

Dopo un periodo non proprio roseo, saranno gli Anni ‘50 a marcare la rinascita del vino denominato “la Regina delle Langhe” grazie a nomi come Bruno Giacosa e Angelo Gaja.

Ma torniamo al nostro evento: come si svolge la serata?

I ristoranti aderenti propongono un menù tipico del territorio in abbinamento a 20 Barbaresco 2019 con etichette nascoste.

Etichette coperte

A disposizione di ogni partecipante ci sono carta e penna per poter appuntare sensazioni, profumi, sapori che ha ritrovato nel calice in degustazione.

Solo a fine serata le etichette saranno rese note.

 

Che dire…io sto già facendo il conto alla rovescia per l’evento del prossimo anno.

Nel frattempo mi tengo in allenamento con qualche bottiglia di Barbaresco da stappare nella mia oleoteca di Torino.

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