Con l’arrivo della bella stagione, la voglia di mangiare cose sane e colorate sembra essere un tema di cui non possiamo non parlare.

Effettivamente, dopo mesi chiusi in casa (che sia per il lockdown o semplicemente per il freddo inverno), la voglia di uscire, camminare nei parchi, organizzare gite fuori porta sembrano essere argomenti di cui non possiamo fare a meno.

Questa positività, questa energia si riflette anche nei nostri pasti.

Forse perché la prova costume è sempre più vicina o semplicemente perché ci facciamo rapire dai colori vivaci della primavera, ma quanti sono coloro che, passando per un mercato rionale, resistono alle belle carotine dal ciuffo verde, i finocchi con la loro aria seriosa, i peperoni succosi, l’altezzoso sedano ed i rapanelli color rubino?

A tal proposito, perché non parlare del pinzimonio?

Pare che le origini siano da ricercarsi già in epoca rinascimentale, ma la sua funzione, all’epoca, era puramente decorativa.

Sarà nel XIX secolo che si hanno tracce del pinzimonio come lo intendiamo noi oggi.

Il nome sembra derivare dal termine “pinzare” nel senso di “pungere”, “essere piccante”.

La salsa a crudo fatta di olio, sale e pepe, infatti, potrebbe avere un significato se correlata con il pizzicore avvertito mangiando l’intingolo a cui, volendo, può essere aggiunto l’aceto.

Ma come si prepara?

Si prende una ciotolina in cui mettere l’olio extravergine d’oliva, il sale ed il pepe; scegliere verdure di stagione, pulirle, farne dei bastoncini comodi da immergere nella salsa a crudo e poi…muovere le mandibole ?

E quale olio possiamo consigliare?

Provare almeno 2 oli differenti così da abbinare le verdure più dolci con un olio delicato che valorizzi il cibo, e provare un olio più deciso che possa sostenere la verdura in tavola.

Per la nostra serata abbiamo scelto:

• 46° Parallelo di Agririva (blend)
• Ogliarola del frantoio Mimì

E voi? Quali oli trovate interessanti da usare per il vostro colorato pinzimonio?